La Peggy Guggeheim Collection in Palazzo Venier dei Leoni a Venezia è uno dei musei più rappresentativi dell’arte contemporanea primonovecentesca.
Nel cuore storico di Venezia, la Peggy Guggeheim Collection in Palazzo Venier dei Leoni è uno dei musei più rappresentativi dell’arte contemporanea primonovecentesca, capace di rinnovarsi anno dopo anno grazie alla variegata offerta espositiva.
Il Museo Peggy Guggenheim: la storia
La nascita del Museo Peggy Guggenheim va strettamente legata alla vita privata e agli interessi della collezionista di cui porta il nome, Peggy Guggenheim (1898-1979), nipote del magnate americano Solomon R. Guggenheim (patrono dell’omonima fondazione culturale) e moglie per un paio d’anni del pittore espressionista Max Ernst.
Nel 1948 Peggy Guggeheim sceglie di acquistare un’abitazione a Venezia, dove trasferire la sua ricchissima collezione di capolavori dell’avanguardia primonovecentesca, acquistati durante i suoi soggiorni a Parigi ed a Londra: entra così in possesso del Palazzo Venier dei Leoni sul Canal Grande, che già l’anno seguente, il 1949, apre le porte al pubblico con il nome di Collezione Peggy Guggenheim.
Fino alla morte della collezionista il Palazzo rimane un’abitazione privata, anche dopo la donazione dell’intero complesso e della collezione ivi custodita all’influente Fondazione Solomon Guggenheim: una volta alla settimana la proprietaria ne dispone però l’apertura gratuita, così da permettere ai tanti appassionati e curiosi la visione delle eccezionali opere d’arte qui raccolte.
Dopo la cremazione, nel pieno rispetto delle volontà della collezionista le ceneri di Peggy Guggenheim vengono sepolte in un angolo del giardino di Palazzo Venier dei Leoni, accanto ai resti dei suoi amati cagnolini e attorniate dalle sculture di Dan Graham, Jenny Holzen e Maurizio Nannucci.
Il Museo Peggy Guggenheim: la collezione
La visita alla Collezione Peggy Guggenheim permette una completa immersione nell’arte europea e statunitense della prima metà del Novecento: al suo interno sono infatti conservate opere dei principali esponenti delle Avanguardie d’inizio secolo e dei diversi movimenti postbellici, dal Surrealismo all’Informale, dall’Arte Povera allo spazialismo.
La sezione cubista ospita in particolare dipinti appartenenti al periodo analitico ed a quello orfico, ma i suoi principali esponenti, come Leger, Metzinger, Braque e Picasso vengono adeguatamente rappresentati anche negli anni che seguono l’adesione al movimento: del maestro spagnolo risalta l’impressionante tela de La Baignade (Sulla Spiaggia), dove sorprende la straordinaria grazia delle due colossali figure di bagnanti, intente in giochi apparentemente infantili.
I futuristi italiani sono ben rappresentati dalla Collezione Gianni Mattioli, dal 1997 ospitata nel museo in seguito ad un prestito a lungo termine: qui è possibile ammirare capolavori assoluti di Gino Severini (La Ballerina blu, 1912), Carlo Carrà (La Galleria di Milano, 1912, e il collage Manifestazione interventista, 1914), Giacomo Balla (Mercurio transita davanti al sole, 1914) e Umberto Boccioni, di cui s’impone lo stratificato ritratto materno intitolato Materia (1912), autentico manifesto della “visione simultanea” ricercata dall’artista.
Tra gli italiani rappresentati nel Museo sono ancora da ricordare le esperienze metafisiche di Carrà e Giorgio de Chirico, il neopurismo di Giorgio Morandi, lo spazialismo di Lucio Fontana, l’astrattismo materico di Alberto Burri e il tardo astrattismo segnico di Tancredi e Giuseppe Capogrossi.
Completano la collezione un’importante selezione di opere dell’astrattismo tedesco (Vasily Kandinsky, Paul Klee), olandese (Piet Mondrian), francese (Robert Delauneay) e russo (Kazimier Malevich), dipinti appartenenti al Surrealismo (Joan Mirò, Salvador Dalì, Max Ernst, René Magritte) ed all’Espressionismo astratto Americano, di cui Peggy Guggenheim fu importante promotrice, arrivando ad acquistare per prima i dipinti “dripping” dell’allora sconosciuto Jackson Pollock, oggi visibili nel Museo.