La zona di Vercelli, sino ai confini con il territorio di Novara, è caratterizzata da lunghe distese di risaie, vasti appezzamenti di terreno divisi da lunghi filari e da canali di irrigazione.
In queste zone, infatti, la coltivazione del riso ha rappresentato la principale occupazione fino alla prima metà del 1900.
Il verde vivace è il colore predominante di questi luoghi, i campi di riso infatti, completamente allagati di acqua durante le stagioni della semina, in primavera e in estate si mostrano rigogliosi delle piantine pronto alla maturazione.
La coltivazione del riso nel Vercellese, inizio alla fine del ‘400 ad opera dei Monaci Benedettini dell’Abazzia di Santa Maria di Lucedio che iniziarono a coltivare il riso arrivato dalla Spagna per mano degli Arabi. Trattandosi di una coltivazione molto redditizia, ben presto i terreni umidi e poco fertili della zona, furono quasi interamente coltivati a riso.
Nei primi anni del ‘500, le acque stagnanti dei campi portarono un ambiente malsano e diverse malattie in questa zona e per gli anni successivi, sino al seicento e settecento, si tentò di allontanare le colture dalle zone abitate cercando di migliorare le condizioni di coltivazione, nonostante le difficili condizioni di vita in queste zone, la coltivazione del riso aveva ormai condizionato l’economia del territorio diventando la principale fonte di reddito per le popolazioni contadine.
Con le bonifiche dei terreni, con importanti opere idrauliche e in seguito, sino ai giorni nostri, con lo sviluppo delle moderne tecnologie di coltivazione, le condizioni di lavoro e di vita delle popolazioni della risaie di Vercelli, sono notevolmente migliorate.
Oltre all’importanza economica derivata dalla produzione agricola, oggi le zone delle coltivazione del riso sono importati poli turistici, luoghi dove studiare e osservare le tecniche di coltura e nello stesso tempo attirare il turista con itinerari gastronomici per imparare a cucinare questo prodotto del territorio.