Il solstizio d’inverno 2023: il giorno più corto dell’anno!
Nel corso dell’anno esistono due solstizi e cioè il solstizio d’estate, che cade solitamente nel mese di giugno e il solstizio d’inverno che vede protagonista il mese di dicembre: nel 2023 il solstizio d’inverno sarà venerdì 22 dicembre 2023 alle 4.27 del mattino.
Tali eventi astronomici si sommano ad altri due che sono i due equinozi: l’equinozio di primavera e l‘equinozio d’autunno, rispettivamente inquadrati nei mesi di marzo e settembre. Sono gli eventi astronomici che segnano l’avvicendarsi delle stagioni.
Cosa significa solstizio?
L’origine latina della parola ci dice che “solis statio”, quindi “sole” e “fermarsi” indicano che durante il solstizio il sole giunge alla sua altezza massima o minima rispetto all’orizzonte.
I raggi del sole, in altre parole, nei solstizi cadono perpendicolarmente sulla superficie terrestre in uno dei due tropici. Succede perciò che nel giorno del solstizio d’inverno il sole smette di calare rispetto all’equatore, per poi continuare il suo cammino, aumentando gradualmente a regalare più ore di luce. La giornata del solstizio d’inverno è, dunque, quella con meno ore di luce, ecco perché semplicemente si dice che sia la giornata più corta dell’anno.
La spiegazione più scientifica è che durante il solstizio d’inverno l’inclinazione dell’asse terrestre rispetto al piano dell’ellittica, ossia il cammino apparente tracciato dal Sole, è alla sua massima possibile. L’asse è una linea immaginaria che collega i due Poli: Nord e Sud. L’inclinazione dell’asse durante il solstizio di inverno è di 23.5 gradi. Il solstizio d’inverno, dunque, per chi vive nell’emisfero boreale è il momento il cui il Polo Nord è il più lontano possibile dal Sole, in relazione all’asse terrestre.
Nel 2022 il solstizio d’inverno dell’emisfero boreale, sarà il 21 dicembre alle ore 22.47. In questo giorno avremo solo 8 ore e 46 minuti di luce. Il solstizio d’inverno segna l’inizio dell’inverno astronomico.
Cosa significa stagione astronomica?
Le stagioni vanno distinte tra stagioni metereologiche e stagioni astronomiche.
Le stagioni metereologiche sono quelle definite dai cambiamenti climatici e variano anche sostanzialmente a seconda degli anni.
Le stagioni astronomiche sono quelle definite dagli eventi astronomici e cioè i due equinozi e i due solstizi. Tali, pur essendo sempre fissati nei mesi di marzo e settembre gli equinozi e giugno e dicembre i solstizi, variano di poche ore o anche giorni a seconda degli anni. Questi, inoltre, sono prevedibili con la massima precisione: non solo data, ma anche l’ora e il minuto.
Riti e tradizioni legate al solstizio d’inverno
In alcune regioni italiane, così come in tutto il mondo, esistono tradizioni e riti che si eseguono per festeggiare il solstizio d’inverno, in considerazione che dopo tale data il sole comincia gradualmente a salire e a donare più ore di luce alla Terra. Perciò il suo significato è legato alla rinascita progressiva verso la primavera. Che poi ne celebrerà l’effettiva realizzazione.
Attorno al 270 l’imperatore romano Aureliano introdusse la festa del Sol Invictus per celebrare la divinità solare di Emesa: non è sicuramente un caso che poi, nella stessa data, la Chiesa attribuì al 25 dicembre la nascita di Gesù, celebrata il giorno del Natale.
Con il solstizio d’inverno l’uomo comincia a lasciarsi alle spalle le oscurità e il caos dell’anno precedente e si prepara ad accogliere il successivo, con tante belle aspettative.
Uno dei simboli pagani più antichi del solstizio d’inverno è la pianta del vischio, che richiama la vita e la rigenerazione ed è di buon auspicio.
In più di una zona d’Italia il solstizio d’inverno viene celebrato come occasione di socializzazione, di ritrovo, di meditazione e riflessione per migliorare i propositi del nuovo anno che cresce.
Durante l’inverno le temperature più rigide, la neve che copre con il suo candore la terra e il letargo della natura vengono visti come simboli di un periodo durante il quale riposare per ritrovare le energie, cercando di dimenticare le storture riflettendo sugli errori per non ripeterli nel nuovo ciclo che si prepara a fiorire.