La fontana Pretoria, situata sull’omonima piazza a Palermo, è celebrata come una delle più belle d’Italia.
La sua pianta elittica, le scale che conducono alla vasca principale della fontana, i putti e le figure mitologiche che la compongono sono considerati come elementi di un vero e proprio capolavoro di arte italiana. Anche per questo motivo risultava impensabile abbandonare la fontana al degrado nel quale era sprofondata: nel 1998 iniziarono i delicati lavori di restauro per pulire la fontana dai segni dovuti ad atti vandalici, logorio naturale causato dal tempo e danneggiamenti verificatisi ancora in tempo di guerra.
Il tutto ha richiesto ben cinque anni di duro lavoro, nel corso dei quali la fontana non era visibile al pubblico. Ma, nel 2003, è stata restituita alla vista di tutti coloro che desiderassero ammirare questa bellezza tutta italiana custodita a Palermo.
La storia della Fontana Pretoria
La sua storia ha inizio in Toscana quando Don Pedro di Toledo, padre d’Eleonora e suocero di Cosimo I de’ Medici Granduca di Toscana, commissionò agli scultori Francesco Camilliani e Michelangelo Naccherino una fontana per lo splendido giardino della sua villa fiorentina.
Morto però l’illustre committente nel 1552, la fontana, grazie alla mediazione di Don Garçia di Toledo, figlio primogenito ed erede di Don Pedro, venne acquistata dal Senato palermitano che pensò di collocarla nella piazza su cui prospetta il Palazzo Pretorio.
Per far posto alla monumentale realizzazione, concepita per un luogo aperto, vennero demolite diverse abitazioni. La cura della ricostruzione della fontana “stupendissima” – al dir di Giorgio Vasari – fu affidata a Camillo Camilliani, figlio di Francesco che ultimò i suoi interventi nel 1581.
Le quattro vasche ovali alla base della fontana, nelle quali trovano posto le statue di quattro fiumi da cui l’acqua zampilla, rimandano ad altre vasche fino allo stelo centrale sormontato da un puttino. La fontana ruota attorno ad un bacino centrale: al centro della composizione troviamo, per l’appunto, un puttino versante acqua che rappresenta il “Genio di Palermo”, mentre in basso possono osservare delle oche, guardiane della fonte.
Il bacino centrale è circondato da quattro ponti di scalinate e da un recinto di balaustre. Distribuite all’interno di questa complessa costruzione architettonica si trovano ben tre giri di statue. Nel primo giro troviamo quelle raffiguranti gli dei dell’Olimpo : a partire dal centro ci sono Cerere, Trittolemo, Vertumno, Orfeo, l’Abbondanza e la Liberalità con due vasi colmi di monete e un monile al collo.
Nel secondo giro troviamo Venere, Adone, Ercole, Bacco, Apollo, Diana e Pomona che regge una cornucopia piena di frutti. Nell’ultimo giro sono raffigurati i fiumi di Palermo: l’Oreto, il Papireto, il Gabriele e il Maredolce. Alcune curiosità: la statua del fiume Gabriele rappresentava il fiume toscano Mugnone, famoso nelle novelle di Boccaccio.
E ancora i Palermitani chiamano la piazza “Piazza della Vergogna” per le nudità delle statue.